Amleto
Con un duplice play within the play, Nexo Digital regala al pubblico italiano un imperdibile Amleto
In occasione dei quattrocento anni dalla morte di William Shakespeare, il British Council, in associazione ad altri partner istituzionali britannici, ha organizzato Shakespeare Lives, un programma internazionale finalizzato alla celebrazione delle opere del più illustre ed eminente drammaturgo di tutti i tempi. È in questo contesto che Nexo Digital distribuisce in Italia (dopo il successo planetario dell’evento trasmesso live in 25 paesi ad ottobre) l’Amleto diretto da Lyndsey Turner ed interpretato da un superlativo Oscar Benedict Cumberbatch, sul palcoscenico del National Theater di Londra. Due sole le date per goderselo, il 19 ed il 20 aprile 2016, in lingua originale sottotitolata.
Essere o non essere
Amleto è Amleto. Nulla da aggiungere; del resto se ne parla e lo si mette in scena da più di quattro secoli: non abbiamo la presunzione di poter aggiungere qualcosa di brillante a riguardo. Ma suquesto Amleto qualcosa da dirvi ce l’abbiamo.
Cumberbatch sembra nato per essere Amleto. Un’interpretazione vibrante, esplosiva dall’inizio alla fine e – soprattutto – molto plastica, molto fisica. Questa tragedia è il banco di prova per qualunque attore che vanti una formazione teatrale, specie se britannico. E qui non siamo solo di fronte ad una prova superata, siamo di fronte ad un tripudio di autentico talento.
Ma l’attore protagonista non è l’unico pilastro su cui il riuscito dramma si regge. L’intero cast offre allo spettatore una performance da commuoversi. Per non parlare di una scenografia che sembra vivere e pulsare, amara e spettrale, avvolgente. Uno spettacolo per le orecchie, accarezzate da parole che sembrano diamanti. Uno spettacolo per gli occhi, che non osano smettere di guardare. Uno spettacolo per la mente, cullata e catturata per oltre tre ore.
Una scommessa metateatrale, tra celebrazione e modernità
Amleto è anche la tragedia del metateatro. The play within the play. Qui - a cavallo tra l’esigenza commerciale e la volontà di rendere omaggio al genio shakespeariano – si osa persino di più, tre sono i livelli concentrici: si va al cinema per vedere un’opera teatrale nel cui contesto si recita un’altra opera teatrale.
Gli elementi di innovazione non si limitano a questo artificio, l’Amleto della Turner è un’opera con un’importante vena modernizzatrice, che va dalle vesti di scena, all’uso di armi da fuoco, fino ad arrivare a molti altri dettagli, sparsi nei meandri dello spettacolo (dubito si fosse mai visto un Amleto con la maglietta di David Bowie ed una felpa col cappuccio ascoltare Nature Boy di Nat King Cole con un grammofono). L’intento è chiaro: consegnare la tragedia alle nuove generazioni, ammodernandola per renderla attuale. Ce ne era bisogno? Non credo. L’opera di tutta di Shakespeare vibra di una tale attualità, da non necessitare di fronzoli per aumentarne l’appeal. Eppure non mi sento di contestare le scelte stilistiche di questo spettacolo; non era necessario, ma non per questo ne risulta un detrimento, anzi. Lo spettacolo ne trae vigore e freschezza. Non è lecito avere pregiudizi: la modernità non sempre stroppia e qui è parte di una ricetta irripetibile ed esplosiva.
Non si accettano scuse, non si accettano impedimenti. Perdere quest’opera teatrale così densa, così viva e al contempo così fruibile al grande pubblico è un crimine contro l’umanità. Avete due giorni a disposizione, godetevela dall’inizio alla fine.
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Amleto
- Produttore: Sonia Friedman Production
- Distributore: Nexo Digital
- Interpreti: Benedict Cumberbatch
- Anno: 2016
- Genere: Teatrale
- Regia: Lyndsey Turner
- Durata: 200'